Intestino irritabile ecco l’aproccio farmaceutico

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La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia frequente a eziopatologia sconosciuta. Il trattamento farmacologico è utile, più che altro, in fase acuta, mentre per un controllo dei sintomi a lungo termine è importante mettere in atto un intervento alimentare adeguato.

Probiotici

La sindrome dell’intestino irritabile (Ibs – Irritable Bowel Syndrome) è una condizione patologica a carico dell’intestino in assenza di lesioni anatomiche specifiche: colpisce con maggiore probabilità le persone di età compresa tra i 20 e i 40 anni ed è due volte più frequente nelle donne che negli uomini. Viene fatta diagnosi di intestino irritabile se si ravvisano dolori addominali ricorrenti o malessere per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi associati a due o più dei seguenti fattori:

miglioramento della sintomatologia con l’evacuazione;
cambiamento nella frequenza dell’evacuazione;
cambiamento nell’aspetto delle feci.
L’Ibs si può manifestare con diarrea (è la forma più frequente negli uomini), con stitichezza (è la forma più frequente nelle donne) o con una sintomatologia mista. La patologia si accompagna a un vero e proprio corteo sintomatologico: il paziente può lamentare dolore o comunque fastidio addominale alleviato dalla sola defecazione, irregolarità dell’alvo, flatulenza, sensazione di gonfiore addominale, muco nelle feci, feci a volte solide a volte liquide o semiliquide. L’eziopatologia dell’Ibs è ancora sconosciuta, secondo alcuni è una patologia dell’asse cerebro-intestinale, secondo altri la sua insorgenza può essere favorita, in persone predisposte, dall’assunzione di antibiotici, β-bloccanti, diuretici e oppioidi; secondo altri è una patologia strettamente connessa con lo stress.

Gli studi fin’ora a disposizione non sono riusciti a dimostrare che l’Ibs sia imputabile o peggiorata dalle intolleranze alimentari, tuttavia i pazienti affetti vedono aggravarsi la loro sintomatologia per assunzione di cereali, prodotti caseari, cioccolato, caffè, tè, agrumi come pure l’intero quadro viene esasperato dall’abuso di alcol e fumo e dalle situazioni stressanti. L’Ibs sembra trovare non una soluzione, ma sollievo più alla luce di un mirato intervento dietetico che farmacologico.

Una volta che è stata fatta diagnosi di Ibs può essere molto utile tenere un diario alimentare ed essere in grado di descrivere in maniera molto dettagliata la frequenza e le caratteristiche dell’alvo.

Cibi sì e cibi no

I pazienti affetti da Ibs devono tenere sotto stretto controllo l’intake calorico totale quotidiano, stare attenti all’assunzione di grassi, alla qualità e alla quantità degli alimenti contenenti lattosio, sorbitolo, fruttosio e devono valutare anche l’introito quotidiano di fibre e liquidi. Soprattutto nei pazienti per i quali l’Ibs si caratterizza per la stipsi, risulta di grande utilità il consumo di fibra: la fibra idrosolubile per la sua capacità di inglobare acqua può rendere le feci più morbide, lubrificate, ne aumenta il volume, facilita e migliora la crescita della flora batterica intestinale, anch’essa coinvolta nella regolarità dell’alvo.

Questi pazienti dovrebbero innanzitutto aumentare il consumo di frutta e verdura e poi l’introito quotidiano di fibra, anche se poco per volta, può essere incrementato anche mediante il consumo di crusca. Di pari passo con un maggiore consumo di fibre deve andare anche il consumo di acqua: di solito si raccomanda di bere almeno otto bicchieri di liquidi al giorno, specialmente acqua o altre bevande (rigorosamente prive di caffeina) come le tisane; è sconsigliata l’assunzione di alcol e bevande frizzanti. Di solito si raccomanda anche di incrementare i livelli di attività fisica, di fare pasti regolari (l’ideale sarebbe fare la colazione, il pranzo, la cena e due spuntini), a orari ben precisi, masticando il cibo con cura e molto lentamente, privilegiando la cottura al forno, alla griglia, al vapore, al cartoccio in modo da minimizzare il condimento da utilizzare. È molto importante evitare i fritti, le cotture prolungate e l’uso di salse grasse o piccanti. Una dieta povera di grassi può aiutare a normalizzare le funzioni intestinali con sensibile miglioramento delle contrazioni che insorgono subito dopo il pasto: se da una parte può essere utile aumentare l’assunzione di fibre solubili attraverso il consumo di avena, legumi, frutta fresca, semi e verdure dall’altra è importante limitare il consumo di cibi ricchi di fibra insolubile ecco perché bisogna limitare il consumo di pane fresco e cereali integrali. È buona norma limitare anche il consumo di amidi resistenti ovvero di quegli amidi che resistono alla digestione nell’intestino tenue e raggiungono intatti il colon; questi amidi sono di solito abbondanti nei cibi precotti. È bene ricordare,infine, di evitare il sorbitolo, un dolcificante artificiale presente nelle bevande light, nei chewing gum, negli integratori per il calo ponderale. Si può quindi concludere che gli alimenti che possono esasperare l’Ibs sono il latte, i dolcificanti (sorbitolo e fruttosio), verdure come il cavolo, i cetrioli e i carciofi e anche se non a tutti i pazienti possono creare problemi anche prodotti come il dado o gli insaccati e quelli molto salati.

Trattamento farmacologico

Se il paziente affetto da Ibs, soprattutto subito dopo la diagnosi, riferisce una forte e intensa sintomatologia dolorosa, sotto controllo medico può assumere farmaci anticolinergici, che controllano abbastanza bene il dolore e il gonfiore; sono farmaci che si possono usare per brevi periodi di tempo che agiscono su un sintomo, ma non risolvono l’intero quadro patologico.

In caso di diarrea si può ricorrere agli antidiarroici, il più utilizzato è la loperamide; tale farmaco andrebbe usato solo dietro prescrizione medica, poiché un uso prolungato e inappropriato nel paziente con Ibs può provocare blocco della motilità intestinale e un quadro sintomatologico molto simile a quello dell’occlusione intestinale. Spesso si consiglia l’assunzione di farmaci pro-cinetici ovvero di molecole che agiscono sulla motilità del tubo gastroenterico, stomaco compreso per migliorarne e aumentarne la spinta propulsiva; fra i più usati il domperidone, la metoclopramide e la levosulpiride, ma con esito non sempre soddisfacente.

Quando i sintomi lamentati arrivano a includere anche la depressione possono essere prescritti gli antidepressivi triciclici che oltre ad agire sulla depressione inibiscono anche l’attività dei neuroni che controllano l’intestino; questi farmaci, però, comportano pesanti effetti collaterali. Per il minor numero di effetti indesiderati che producono si possono prescrivere gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri), come la fluoxetina e la paroxetina, che possono migliorare i sintomi depressivi, il dolore addominale e la costipazione.

Da anni, infine, è nota l’utilità nell’Ibs dell’olio essenziale di menta piperita che deve essere utilizzato con grado di purezza del 100% e deve contenere almeno il 50% di mentolo. Non è ancora chiaro come l’olio essenziale arricchito con il mentolo possa ridurre i sintomi irritativi e dolorosi tipici dell’Ibs, con miglioramento anche della diarrea: probabilmente l’accoppiata riesce ad antagonizzare i canali del calcio a livello intestinale, provocando il rilassamento della muscolatura liscia dell’intestino che riacquista e si riappropria di un movimento più ritmico e senza spasmi. L’uso dell’olio essenziale di menta piperita con mentolo, però, può provocare problemi di reflusso acido e gastrite, sono perciò allo studio formulazioni con l’obbiettivodi minimizzare tali problematiche.

Importanza dei fermenti lattici nella gestione dell’Ibs

Per un miglior approccio all’Ibs è ormai una pratica consolidata consigliare l’assunzione per 4 settimane consecutive di fermenti lattici per ridurre il gonfiore e la flatulenza: si è notato che fermenti come il bifidobacterium e il lactobacillus sono in grado di stimolare l’immunità innata e coadiuvare sostanze come l’interleuchina che favorisce una naturale attività antiinfiammatoria; si pensa che i benefici prodotti dai probiotici siano specifici per i singoli ceppi.

L’uso dei probiotici è stato proposto soprattutto perché si è visto che la probabilità di ammalarsi di Ibs aumenta se si è sofferto di gastroenterite con disbiosi, in caso di elevata produzione di gas nel lume intestinale e di attivazione immunologica. Dagli studi scientifici a disposizione è stato evidenziato che i pazienti affetti da Ibs trattati con fermenti lattici possono vantare una riduzione fino al 50% del gonfiore addominale. Molto probabilmente i batteri presenti nella formulazione dei fermenti lattici impediscono la colonizzazione dell’intestino da parte dei batteri appartenenti al genere clostridium che sono responsabili della produzione di gas.

La riprova dell’importanza della flora batterica nella fisiopatologia dell’Ibs arriva anche da uno studio recentemente condotto presso il Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles che ha evidenziato come la somministrazione di rifaximina, un antibiotico assorbito solo in minima parte a livello intestinale, a pazienti con Ibs non costipati, per 3 volte al giorno per due settimane, determina un significativo miglioramento della sintomatologia generale, con riduzione del gonfiore e del dolore addominale, con una normalizzazione nell’aspetto e nella forma delle feci; la rifaximina in virtù del suo scarso assorbimento in sede intestinale aiuta la normalizzazione della flora batterica intestinale residente.